venerdì 9 febbraio 2024

6. L'immaginazione riflessiva



La facoltà dell’immaginazione è sempre connessa alla memoria delle esperienze: non si può immaginare un centauro se non ha avuto cognizione empirica e il ricordo dell’immagine di un cavallo, mentre è possibile comprendere il significato del centauro quando l’immaginazione è al posto giusto, quando funziona correttamente e fa da specchio, sicchè attraverso di essa ha luogo la riflessione della coscienza reminiscente. 

L’immaginazione riflessiva è una facoltà che è solo dell’anima e non dipende dagli organi fisici, per cui è un’attività puramente psichica che rispecchia, attimo dopo attimo, il processo di comprensione del significato delle cose, degli eventi e delle circostanze, senza la quale non può darsi esperienza cosciente e pensiero cosciente.  

Il pensiero privo di immagini è il sintomo di una disfunzione che rende l’uomo prigioniero sin dalla nascita nel fondo buio della mente inconscia, costretto a percepire la realtà filtrata dai simulacri proiettati, come racconta Platone nel mito della caverna*, da «abili burattinai nascosti dietro un muretto». 

Con l’azione dell’immaginazione riflessiva possiamo invece visualizzare mentalmente la descrizione delle cose, la dinamica delle vicende e persino ciò che pensa la gente, i desideri, i moventi e le motivazioni delle persone, fino ad arrivare a vedere parole e concetti e formulare ipotesi e congetture utili per investigare e scoprire la realtà dei fatti.

Più difficile è scoprire le verità nascoste dalle apparenze specie se “confezionate” da finzione e menzogna, i due sarti imbroglioni che nella fiaba di Andersen realizzano per il Re un abito invisibile per “proiettare” un’immagine di dignità che nessuno osa mettere in discussione (per salvare le apparenze), pur accorgendosi (il re è nudo) della sua sostanza illusoria. 

Viceversa nella favola del Gatto con gli stivali, il fedele servitore “getta il suo padrone nudo nel fiume” per nascondere la sua povertà agli occhi del re, una finzione e una menzogna (dirà che i vestiti sono stati rubati) escogitati a fin di bene.

Si può modificare, mistificare e creare la realtà proiettando l’immaginazione, ma per riconoscere i processi di occultamento della luce della verità (il sole), che impediscono all’uomo di uscire dal buio della caverna, si devono volgere lo sguardo verso le immagini, i gesti, le parole e i contenuti che suscitano l’emozione inconscia. 

La non-verità si palesa come dubbio, perplessità, confusione e tormento umorale indotto da fenomeni di suggestione, manipolazione, fascinazione e proiezione di immagini che gettano ‘ombre’ sull’interpretazione della realtà attraverso l’esercizio dell’immaginazione riflessiva. 

Giorgione distingue tre forme di immaginazione:

- l’immaginazione analitica del filosofo in grado di descrivere in metafore le realtà psichica (la metafora della caverna) con gli strumenti dell’intelletto logico (la squadra) e analogico (il compasso).

- l’immaginazione simbolica del filosofo arabo capace di rappresentare la realtà dell’anima in allegorie (favole, poemi, poesie) generate dalla cardiomorfosi delle emozioni inconsce in intuizione.

- l’immaginazione archetipica del filosofo alessandrino, interprete della realtà fenomenica che si avvale della conoscenza delle relazioni cosmiche tra la luna e i 12 archetipi solari-mitologici  (il disegno della pergamena raffigura il primo quarto di luna crescente).

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